- Villa del Seminario
- Premessa
- La storia del luogo
- Il servizio sanitario militare nella Grande Guerra: linee generali e il caso ferrarese
- Il Servizio Sanitario Militare nella Grande Guerra
- La Sezione di Sanità reggimentale, gli ospedali militari e le infermerie di campo
- Il caso ferrarese dell’Ospedale militare neurologico a Villa del Seminario
- Gli Ospedali militari di riserva, e della Croce Rossa, a Ferrara
- Bibliografia e fonti archivistiche
- L’Ospedale Militare Neurologico per nevrosi di Guerra “Villa del Seminario”
- Gaetano Boschi (1882-1969)
- Gaetano Boschi-La giovinezza e gli studi
- Gaetano Boschi-L’attività durante la Grande Guerra
- Gaetano Boschi-Palazzo Bevilacqua-Costabili
- Gaetano Boschi-Gli anni successivi alla Grande Guerra
- Gaetano Boschi-Pubblicazioni e riconoscimenti
- Gaetano Boschi-Umanista e letterato
- Archivio Boschi (Eredi Gandini-Farina)-Bibliografia completa
- Bibliografia
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- Comunità “Fr.Ponteggia”
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- Progetto SEC4VET
Le origini del luogo
Le origini del luogo
“Villa del Seminario” si trova ad Aguscello, al terzo chilometro dell’odierna via Comacchio, fuori dalle mura di Ferrara; attualmente ospita il Centro Studi Opera Don Calabria “Città del Ragazzo”.
Le origini dello stabilimento risalgono al terzo decennio del XIX secolo: scopo della costruzione era quello di offrire ai giovani seminaristi un luogo di villeggiatura in cui trascorrere le vacanze estive, all’insegna degli studi, della disciplina e dell’educazione.
Le prime notizie documentarie sulla realizzazione della Villa si ricavano dal resoconto della visita di papa Pio IX Mastai Ferretti (1792-1878) a Ferrara nel luglio del 1857, a cura di Gaetano Cirelli Levizzani: si legge che la fondazione dello stabile nei pressi di Aguscello fu voluta negli anni Trenta dell’Ottocento dal cardinale Gabriele della Genga (arcivescovo di Ferrara dal 1834 al 1843), dopo l’interessamento iniziale di monsignor don Antonio Marescotti, in quegli anni presidente del Seminario, nonché canonico della Cattedrale di Ferrara.
La costruzione della “Fabbrica”
Si può ipotizzare un avviamento dei lavori di costruzione in quello stesso decennio, anche se le notizie documentarie sono lacunose almeno fino al principio degli anni Cinquanta del XIX secolo, e, più precisamente, al momento della nomina ad arcivescovo di Ferrara del cardinale Luigi Vannicelli Casoni nel 1850: si deve a lui e a don Pier Giovanni Bottoni, rettore del Seminario dal 1847, la forte volontà di portare a compimento la costruzione della “fabbrica”, in quel periodo conosciuta come “Villa Bottoni”. L’edificio, la cui costruzione fu iniziata per volontà di Marescotti, fu fatto ridisegnare e ridimensionare da Vannicelli Casoni sotto il rettorato di Bottoni, dal momento che le fondamenta gettate erano troppo vaste.
Planimetria originaria, si notano i quattro cortili, sui lati, separati da un muro di cinta. Ad oggi sono rimaste visibili, sul muro in mattoni, solo i profili delle piccole porte di accesso, e l’impronta in altezza del muro di cinta dei cortili, e della corte posteriore. (Per gentile concessione dell’Archivio della Curia Arcivescovile di Ferrara)
I documenti presenti nell’archivio personale di Vannicelli Casoni permettono di seguire le varie fasi dell’avanzamento dei lavori. Il verbale della Seconda Congregazione del Venerabile Seminario, datato al primo febbraio del 1851, rivela la proposta di «tirare innanzi» i lavori, evidentemente già cominciati in precedenza, della “Fabbrica della Villeggiatura”, «tanto necessaria e tanto reclamata pel bene degli alunni»: l’investimento da impiegarsi era di 1.500 scudi circa, dal momento che l’amministrazione del Seminario si trovava in «qualche avanzo». In realtà, l’impegno economico sostenuto dall’arcivescovo Vannicelli Casoni e dal rettore Bottoni fu assai più oneroso rispetto a questa cifra. Dall’analisi del resoconto dell’amministrazione del Seminario, risalente al 12 febbraio del 1856, si evince che la spesa totale compresa nel periodo che va dal primo ottobre del 1850 al 31 gennaio del 1856 ammonta a oltre 12.900 scudi.
Il ruolo di Pier Giovanni Bottoni
Proprio Pier Giovanni Bottoni indirizzò all’arcivescovo Vannicelli Casoni due lettere, rispettivamente il 31 gennaio e il 15 marzo del 1855. La costruzione della villeggiatura estiva era una priorità nei progetti del rettore del Seminario, che così scriveva nella prima lettera:
Io sempre penso alla fabbrica della Villeggiatura, e fo mille progetti, mille castelli in aria. Ora mene aggira uno in testa che, presentandosi lusinghiero e di non molto malagevole riuscita, non posso fare a meno di non assoggettare all’Eminenza Vostra Reverendissima, onde, qualora nell’alta sua sapienza lo approvi, mi dica solo, se ho da instituire le pratiche necessarie per attuarlo, se sia possibile.
Sento che l’Amministrazione di questo S. Monte di Pietà tiene sempre oziose delle somme piuttosto considerevoli. Ora si potrebbe tentare d’avere un prestito sterile di [scudi] 3000 da restituirsi in sei anni cominciando col venturo 1858 epoca, in cui vorrei sperare che la fabbrica, mediante questa sovvenzione, fosse condotta compiutamente al suo termine; per cui al Seminario riuscirebbe facile pagare [scudi] 500 ogni anno ad estinzione del debito incontrato. Per trattare l’affare coi Sig.ri Provvisori e con Sua Eccellenza il Sig.r Delegato, mi basta solo poter dire, che sono d’intelligenza coll’Eminenza Vostra Reverendissima.
La proposta di chiedere un prestito in denaro al Monte di Pietà fu ribadita anche nella successiva lettera del 15 marzo, in cui, con le parole di Bottoni, si intendeva rendere la villa «abitabile per le vacanze dell’anno venturo 1856»; il Seminario avrebbe poi ripagato il prestito mediante le entrate previste con gli incassi del periodo tra San Michele e Natale:
La fabbrica anderà avanti anche quest’anno. Ho messo già i muratori ad atterrare il casino sul fondo Bonacioli, secondo l’idea che si aveva quando si acquistò. Lo riduco ad una semplice casa da boaro. Finito questo lavoro che durerà un mese circa, passeranno subito alla nuova fabbrica, e spero che in Settembre sarà tutta coperta la fabbrica, e vuota la cassa e i cassettini tutti del Seminario. Se si potessero avere gli [scudi] 3000 dal S. Monte di Pietà io spererei di renderla abitabile per le vacanze dell’anno venturo 1856. Si potrebbero comprare subito i legnami necessarj pei solai, pei soffitti, per le porte e per le finestre, e calcolo la spesa in [scudi] 2600 un altro migliajo di altri materiali, come calce, ferramenta ecc. finalmente per la mano d’opera un altro migliajo, che senza difficoltà in quest’anno potrebbe mettere il Seminario; perché, quantunque in Settembre si troverà, come diceva,la cassa vuota, viene subito il S. Michele e il Natale che sono le epoche di maggiore incasso.
[…] Io veggo che i Signori Provvisori del Monte si rimettono interamente alla volontà di Vostra Eminenza Reverendissima e di S. E. il Sig.r Conte Delegato. Sperando io che la stessa Eminenza Vostra sarà tra noi fra breve,vedo bene di non far più per ora alcun passo.