La fondazione della “Città del Ragazzo”

La Fondazione della “Città del Ragazzo” 

La Seconda Guerra Mondiale passò lasciando quasi indenne la villa, nonostante i bombardamenti aerei che colpirono duramente Ferrara dal dicembre del 1943. 

L’arcivescovo di Ferrara, monsignor Ruggero Bovelli (1875-1954), nel dopoguerra si adoperò molto per aiutare giovani bisognosi, così si rivolse al sacerdote veronese don Giovanni Calabria (1873-1954) – fondatore della Congregazione dei Poveri Servi della Divina Provvidenza (in seguito “Opera Don Calabria”) – che già nell’anno 1927 era stato contattato dall’Arcivescovo di Ferrara Mons. Francesco Rossi, senza alcun esito, al fine di destinare la villa di Aguscello a centro di educazione-formazione. Allo scopo furono anche costruiti capannoni ad uso laboratori per attività artigianali. 

L’inaugurazione del complesso chiamato “Città del Ragazzo” risale al 1951. 
Alla fine degli anni Novanta del secolo scorso il fabbricato ed i capannoni che ospitano diversi laboratori sono stati ristrutturati negli interni e solo in parte conservano le forme originali. Il Centro Studi Opera Don Calabria “Città del Ragazzo” continua ad ospitare attività di formazione professionale. 

La Città del Ragazzo, nel 1951 aveva la finalità di affrontare uno dei gravi problemi del dopoguerra: la povertà, il disagio ed il disorientamento dei giovani ferraresi. Il fondatore, San Giovanni Calabria, ha voluto che le sue opere si ispirassero al concetto della casa, dove i rapporti personali siano sempre improntati, oltre che al rispetto, alla fraternità e all’aiuto reciproco, come è desiderabile che avvenga in ogni famiglia. A questo principio si ispirano le attività di formazione professionale per i giovani, i servizi di accoglienza dei minori, i laboratori per le persone disabili, e tutte le iniziative ed i servizi della Città del Ragazzo. A tal fine si cerca di costruire un ambiente dove solidarietà, gratuità, non violenza, partecipazione, spirito di famiglia siano i valori di riferimento.

Era il 12 Agosto 1951 quando arrivarono i primi 30 ragazzi, a piedi, dalla stazione di Ferrara, sotto il sole cocente, giunti da Ronca (Verona). Appena pochi mesi dopo la sua inaugurazione, la struttura offrì un contributo importante nell’affrontare la povertà ed il disagio generati dall’alluvione del Polesine, ospitando intere famiglie alluvionate. La vita interna era organizzata a tutti i livelli, dal lavoro allo sport, alla banda, uscendo così dallo schema del “collegio”, ed educatori e ragazzi lavoravano insieme, corresponsabili ed impegnati per un unico obiettivo.
Nella tradizione delle Opere Don Calabria si è sempre voluto dare ai giovani il diritto di possedere una solida capacità professionale, e tanto più quando si trattava di giovani poveri di mezzi economici e a volte di capacità limitate. Per questo ogni sforzo è sempre stato giustificato quando si dovevano acquistare le attrezzature più sofisticate e tecnologicamente avanzate, facilitando così l’apprendimento qualitativo nel confronto con altre esperienze formative e con altri operatori della formazione professionale in Italia ed all’estero.

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